L’inclusione è definibile come quel processo che consente a una comunità, o gruppo, di individuare e rispondere in maniera adeguata ai diritti, alle diversità e alla variabilità di bisogni degli individui che ne fanno parte. In questo articolo ti parlo di questo tema, proponendo 6 azioni che puoi fare ogni giorno: perché l’inclusione parte da te, non è calata dall’alto. Al termine della lettura trovi un elenco di risorse utili per orientarti.
La disabilità come incapacità di includere
Quando si parla di inclusione e di disabilità, spesso lo sguardo si sofferma sulle persone che dovrebbero essere incluse. In realtà sarebbe più efficace, e rispettoso, focalizzarsi innanzitutto sulla capacità sociale di includere. In particolare, sui limiti – gravi e spesso invisibili – che ogni gruppo sociale impone alle persone, sotto forma di inaccessibilità, pregiudizi, oppressione, stigma. Non sono, infatti, le singole caratteristiche degli individui a essere “disabilità”, bensì l’esclusione sociale che consegue all’incapacità di una comunità di accogliere cittadine e cittadini, in modo equo e paritario.
L’inclusione si alza presto al mattino
Il fatto è che, anche se nella nostra vita abbiamo pensato almeno una volta alla parola “inclusione”, probabilmente pensiamo che sia un termine tecnico, distante da noi. Che l’inclusione appaia magicamente solo in un documento di legge, nel testo di una policy, in una circolare scolastica, nei libri che parlano di pratiche educative o socio-sanitarie. In realtà l’inclusione la guardiamo allo specchio, ogni mattina. Il nostro sguardo, infatti, determina la modalità con cui un’altra persona potrà sentirsi rispettata, inclusa, accolta alla pari nella sua diversità: mentre attraversa la strada, al supermercato, entrando in un bagno pubblico, oppure in fila alle poste. L’inclusione non è una politica sociale o educativa sulla carta: è una scelta attiva di ciascun@ di noi, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno.
La diversità è un fatto. L’inclusione è un atto.
Ogni mattina, quando ti alzi dal letto, hai una precisa responsabilità umana, che viene persino prima del caffè: praticare l’inclusione delle diversità come stile di vita. Siccome so che preferisci le cose semplici, ecco qui alcuni passi di consapevolezza che puoi fare per avere una fantastica giornata inclusiva. Se in più ti occupi di educazione, o svolgi un lavoro di relazione con le persone, questi passi sono assolutamente imprescindibili per te, per svolgere bene il tuo lavoro.
1. Usa un linguaggio inclusivo
Ascoltati mentre parli (e mentre pensi). Forse utilizzi termini che promuovono gli stereotipi? Che considerano chi è divers@ da te come inferiore o inadeguat@? Usi aggettivi che confondono una caratteristica con l’intera persona? [Alcuni esempi tristi che incontro nel mio lavoro: normale / non normale; normodotato; handicappato; poverina; una Down; un autistico, un iperattivo, un grave, …]
2. Esponiti a immagini che contrastano gli stereotipi
Le persone non sono stereotipate. Ci sono corpi di forme, colori, strutture differenti, ma questo non significa niente. Nelle loro differenze gli individui hanno tutti valore: i corpi e i modi diversi di essere nel mondo, sono ugualmente validi. Forse pensi che un corpo considerato “conforme” dalla società sia migliore di un altro? Pensi che una persona valga meno perché ha una protesi, è grassa, soffre di una malattia, non vede, non cammina, o non parla come te? Questo si chiama abilismo. Ed è una forma grave di discriminazione. Tanto più grave quanto meno viene riconosciuta, poiché é davvero molto diffusa e tutte, tutti, ne siamo responsabili.
3. Osserva gli spazi e i luoghi in cui ogni giorno ti muovi.
Forse tu non hai mai avuto particolare difficoltà a muoverti negli spazi, o a decodificare informazioni ambientali. Questo però è un privilegio e devi riconoscerlo. Prova, quindi, a osservare davvero l’ambiente, con uno sguardo nuovo. Chiediti se gli spazi che vedi, le entrate, gli arredi, i cartelli informativi, i corridoi, i bagni sono accessibili, invece, per persone con competenze motorie, fisiche e sensoriali diverse dalle tue. Se non lo sono, cosa puoi fare tu per migliorarli?
4. Conosci e crea relazioni con persone diverse da te
Ti consideri la persona più accogliente e inclusiva del globo. Peccato però che, nella tua cerchia sociale, tutte le tue conoscenze un po’ ti assomiglino. Se non hai mai dovuto pensare all’inclusione in termini concreti, forse è proprio perché non ti è capitato di entrare in relazione con persone differenti da te e che, in un certo senso, ti mettono nella condizione di uscire dalle tue convinzioni e aprirti al valore delle diversità. La buona notizia è che puoi farlo. A partire da ora.
5. Fatti da parte
“Niente su di noi, senza di noi” (“Nothing About Us Without Us”). Questo slogan comunica l’idea che nessuna azione (o politica, o legge) andrebbe decisa senza il diretto coinvolgimento delle persone interessate. In termini di inclusione, ciò significa che chi vive quotidianamente esclusione e stigma ha il pieno diritto di dire la sua. Anche quando questo non ci piace. Anche quando ci mette di fronte alla scomodità di ammettere i nostri privilegi, i limiti, le discriminazioni quotidiane che mettiamo in atto. Farti da parte significa ammettere il tuo privilegio, scendere dal piedistallo: lasciare spazio, ascoltare, rispettare, informarti, imparare. Perché, sull’argomento inclusione, altri ne sanno molto più di te (e di me).
6. Prendi posizione
Diventa un’alleat@ e contribuisci a diffondere una cultura non abilista, inclusiva, rispettosa delle diversità. Questo punto sembra in contraddizione con il precedente. Come posso farmi da parte e, al tempo stesso, prendere posizione? In realtà le due cose sono collegate. Nella tua giornata-tipo prendi posizione davanti all’assenza di spazi di confronto e dialogo? Resti in silenzio davanti a un linguaggio abilista, stigmatizzante e pieno di pregiudizi? O di fronte a uno spazio con un’entrata inaccessibile? Esprimi dissenso e agisci di fronte a situazioni esplicite di discriminazione, piccola o grande? Non prendere posizione significa che stai scegliendo di dare il tuo supporto a una società che privilegia alcuni esseri umani rispetto ad altri e, deliberatamente, ne viola i diritti. Pensaci su.
Costruire inclusione: la funzione educativa parte da Sé
In ambito educativo (in particolare per la scuola) esiste uno strumento di auto-analisi, che si chiama Index per l’inclusione. Consente a insegnanti ed educatrici di osservare il livello di inclusività dei contesti educativi. L’obiettivo dell’Index è affinare lo sguardo e stimolare la consapevolezza. Per migliorare, nel tempo, la capacità di rispettare i diritti di bambine e bambini (cioè delle future cittadine e cittadini) e assicurare l’equità, in relazione alle caratteristiche uniche di ciascun@. L’Index si utilizza nei contesti educativi e parlerò anche di questo nei prossimi articoli del blog. Ma sono convinta che ogni individuo abbia una funzione educativa: verso di sé, in primis; solo poi verso gli altri.
Da oggi in poi
Ciascun@ di noi può sviluppare un proprio modo, semplice, per valutare quanto sia in grado di praticare l’inclusione nella sua vita quotidiana. Avere uno sguardo, un linguaggio, un’attitudine e comportamenti che rispettino le diversità, non è poi così difficile, se parti da te. E, da oggi, hai almeno sei cose da fare.
Risorse per approfondire
- Institute on Disability Culture – 25 books on Disability Pride
- Say Hello, di Carly Findlay
- Nothing About Us Without Us: Disability Oppression and Empowerment, di James I . Charlton
- Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità
- Disability Studies e Inclusione, AA.VV.
- Index per l’Inclusione (testo in pdf)
Serve aiuto?
Se hai bisogno di un aiuto pratico per essere maggiormente inclusiv@ nel tuo lavoro, puoi contattarmi per un percorso di counselling one-to-one
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